Secondo l’autorevole opinione di molti esperti, il riscaldamento globale finirà per cancellare la neve da buona parte delle Alpi e sciogliere i ghiacciai alpini esistenti.
Che sia causa dell’effetto serra o di un naturale riscaldamento del pianeta sembra sia una questione irrilevante davanti a 20 anni di declino delle precipitazioni nevose lungo l’arco alpino.
Quello che appare fondato e’ che molte località sciistiche alpine potrebbero non ricevere neve sufficiente per coprire le esigenze dei turisti: uno studio recente parla di un declino del 60% delle precipitazioni nevose nelle prossime decadi, con un ritmo di decrescita che pare stia accelerando di anno in anno.
Questo potrebbe decretare la rovina finanziaria per le 6000 stazioni alpine che ogni anno servono 100 milioni di turisti.
Un team di ricercatori ha analizzato i dati di 34 siti lungo l’arco alpino per 10 anni, paragonando l’andamento delle precipitazioni nevose con dati storici. Ne e’ emerso che il numero annuale di giorni utili per sciare e’ letteralmente precipitato, manifestando un trend non rilevato nelle epoche precedenti. Sulle Alpi, insomma, fa’ più caldo che in passato. Si pensi che lo studio citato stima che per ogni grado di aumento della temperatura invernale sulle Alpi, 100 stazioni sciistiche verranno perse, nel senso che non riceveranno neve: un po’ come ora pensare di sciare in collina.
Il problema potrebbe poi essere aggravato da fatto che l’aumento medio della temperatura del bacino mediterraneo sembra avere un effetto di spinta verso nord del flusso di perturbazioni atlantiche, soprattutto durante l’inverno. Ne conseguirebbe un aumento di inverni siccitosi, oltre che più caldi.
Come si pone Sella Nevea davanti a queste prospettive sahariane?
L’effetto sarà duplice. Se da un lato il riscaldamento globale finirà per colpire i fondovalle e anche Sella ne soffrira’, dall’alto la resort e’ a tutt’oggi uno dei luoghi più nevosi delle Alpi. C’e’ da ritenere che, anche ipotizzando che le Alpi finiranno a secco, Sella Nevea sarà una delle ultime località a “sciogliersi”. A questo si aggiungerebbe la naturale propensione delle Alpi Giulie ad essere un posto freddo, bersagliato dalle correnti orientali. Se si tiene inoltre conto che il massiccio del Canin e’ uno degli spazi in quota più alti dell’intera regione e oltre, non sembra una conclusione azzardata ritenere che l’attenzione turistica verso il massiccio del Canin, dove la neve scenderà copiosa ancora per molti anni, aumenterà mano a mano che altre stazioni finiranno al “verde”.
Quindi Sella starà meglio delle altri località prima di, forse, stare peggio? Sembra di sì anche se questo non deve assolutamente esimere ognuno di noi, Sellaneveiano o meno, a fare il proprio dovere per limitare l’effetto serra, scegliendo una condotta ecologica rigorosa nella vita e nelle azioni di ogni giorno.
Per la preservazione dell’ambiente, per la neve sulle Alpi, mi sembra il minimo fare lo sforzo di riciclare, risparmiare energia ed evitare gli sprechi.
JB